In Alto Adige, la parola d’ordine è turismo. Una parola che qui suona come una benedizione, un mantra ripetuto a ogni riunione di giunta, a ogni inaugurazione di hotel. Ma sotto la patina dorata delle brochure patinate, sotto i sorrisi dei turisti soddisfatti, si nasconde una verità amara: questo turismo sta distruggendo ciò che pretende di celebrare.
Si chiama overtourism, un termine inglese che serve a mascherare la sostanza del problema: la colonizzazione del territorio da parte di interessi economici ciechi, il sacrificio dei residenti sull’altare del guadagno facile e immediato.
Prendiamo il problema degli affitti. A Bolzano, a Merano, Bressanone e zone limitrofe cercare una casa è diventato un esercizio di disperazione. Gli appartamenti spariscono dal mercato per finire affittati a cifre astronomiche ai turisti. Gli affitti per un bilocale superano tranquillamente i 1.200 euro al mese. E per chi volesse comprare casa? Sogni infranti: negli ultimi 2 anni, il prezzo medio nella provincia di Bolzano ha raggiunto il suo massimo nel mese di Novembre 2024, con un valore di € 4.567 al metro quadro. Il mese in cui è stato richiesto il prezzo più basso è stato Ottobre 2023: per un immobile in vendita sono stati richiesti in media € 4.430 al metro quadro.
I giovani del posto non hanno scampo: o restano a casa con mamma e papà o vanno a cercare fortuna altrove. Intanto, i centri storici si svuotano, trasformandosi in set da cartolina per turisti di passaggio, mentre le vere comunità muoiono soffocate.
E che dire del costo della vita? Nei supermercati, nei ristoranti, persino nei parcheggi, i prezzi sono calibrati sul portafoglio del turista straniero, non su quello del residente. Un litro di latte a San Candido costa 1,80 euro, una bottiglietta d’acqua al Lago di Braies ne costa 3,5, di fatto alzando anche la media nelle città, è fisiologico se basi l’economia sul turismo mordi e fuggi. S’alza il prezzo perché il cliente è “unico”, spende e parte.
Di fronte a questi numeri, i salari del settore turistico sono sotto la media del rapporto di guadagno della filiera: 1.200-1.500 euro al mese per lavori stagionali che richiedono orari impossibili e pochi diritti. A poche decine di chilometri, in Tirolo, gli stessi ruoli sono pagati almeno un 30% in più, con condizioni contrattuali migliori. Il risultato? I lavoratori qualificati se ne vanno, lasciando un vuoto riempito da forza lavoro precaria e non qualificata.
Questo sistema ha un nome: monocultura del turismo. Si sacrifica tutto – agricoltura, artigianato, tradizioni – sull’altare di hotel, piste da sci e parcheggi. E il territorio ne paga le conseguenze. Prendiamo il Lago di Braies, preso d’assalto da decine di migliaia di turisti ogni estate. Le acque cristalline diventano il teatro di un caos insostenibile, con gente che si accalca per scattare selfie mentre i residenti, esasperati, cercano di fuggire.
In montagna, si continua a costruire, a cementificare, a consumare ogni metro di verde per aggiungere un altro parcheggio, un altro impianto di risalita. La bellezza naturale che dovrebbe essere la forza dell’Alto Adige viene lentamente erosa da un turismo insaziabile.
Alla fine, a pagare il conto sono sempre loro, i residenti. Sradicati dalle loro case, soffocati dal costo della vita, relegati ai margini di un sistema che li considera al massimo manodopera a basso costo o polli da spennare per un caffè. E tutto questo per cosa? Per garantire al turismo luxury un altro record stagionale, per attirare qualche migliaio di visitatori in più che probabilmente non torneranno nemmeno.
Questa è la realtà dell’overtourism in Alto Adige: un sistema che divora il territorio, impoverisce chi ci vive e uccide lentamente l’anima della regione. Ma forse questo non importa a nessuno.
✍️ Marco Pugliese
(fonte: https://www.bznews24.it/bolzano/alto-adige-il-prezzo-del-turismo-selvaggio/)