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Diritti


Da quando le primordiali «politiche per la parità di genere» (intese quale eguaglianza fra donne e uomini) sono state attraversate da implicazioni di più ampio respiro che hanno contribuito ad ampliare i precedenti confini di riferimento, abbiamo assistito all’emblematico passaggio verso le «politiche per le pari opportunità». Queste, a loro volta, hanno assunto una rilevanza crescente che ha creato i presupposti per completare e sviluppare ulteriormente la propria prospettiva, attraverso l’inserimento del tema della «parità dei diritti» nei suoi preamboli concettuali. Questo processo ha concorso a significare quella straordinaria integrazione che è stata compiuta sia nell’estensione delle argomentazioni che nel riferimento delle “categorie” dei soggetti interessati.

Da ciò ne è derivato il riconoscimento del fatto che se originariamente gli spazi di parità interessavano quasi esclusivamente la differenza di genere, le evoluzioni sociali hanno ampliato il ventaglio di indagine ad altre condizioni. Consapevoli di questa emancipazione e assolutamente interessati a cogliere tutte le sfumature insite nelle nuove politiche antidiscriminatorie, durante la riunione del giorno 11 dicembre 2013, il Consiglio nazionale del Coordinamento per le Pari opportunità e Politiche di genere della Uil ha colto l’esigenza di integrare al proprio interno un importante segmento che rappresentasse quelle peculiarità e specificità per l’inclusione di tutte le diversity in un progetto plurale, decidendo così di costituire il Coordinamento Diritti quale realtà che, pur mantenendo una propria struttura autonoma, si affianca, si integra e interagisce – per affinità contenutistica – con la Uil PO.

Conseguentemente all’interesse trasversale suscitato e prendendo atto della particolare scrupolosità e parsimonia dedicate per riuscire nel compimento di questo progetto, anche la Confederazione Uil ha deciso di raccogliere l’appello di civiltà e progresso lanciato dal neo Coordinamento Diritti, nel profondo convincimento che un sindacato riformista debba saper riconoscere i mutamenti sociali in corso nella società. L’apertura compiuta è rappresentata dall’introduzione all’interno delle Tesi per il XVI Congresso nazionale di un capitolo dedicato proprio ai «diritti e rispetto delle diversità». Questo fatto costituisce un unicum che produrrà sicuramente significativi risultati, avendo chiaramente determinato la linea di una forza sindacale che, senza indugi, stabilisce di dedicare la sua azione politica per il contrasto a tutte le forme di discriminazione e intolleranze.


L’impianto normativo dal quale trova ispirazione il Coordinamento Diritti è la Direttiva 2000/78/CE del 27 novembre 2000, pietra miliare «che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro», che mira a determinare proponimenti oltreché interventi «per la lotta alle discriminazioni fondate sulla religione o le convinzioni personali, gli handicap, l’età anagrafica o gli orientamenti sessuali».

Il proponimento che si è posto il Coordinamento Diritti è quello di approfondire la disciplina antidiscriminatoria cercando di documentare, argomentare e desumere le articolate sfaccettature che concernono i confini e gli scenari legati alle discriminazioni negli ambienti lavorativi e nella vita sociale. Rispetto alla normativa summenzionata, gli ambiti principali di intervento sui quali il Coordinamento Diritti pone il suo focus riguardano nello specifico le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, in quanto si è avvertita la necessità di soffermarsi in questo momento storico su una questione che, contrariamente all’ambito europeo, è difficilmente affrontata nel contesto politico-sindacale italiano.

Inoltre, è stato ritenuto significativo far convogliare all’interno di una definita struttura tutte le energie caratterizzatesi per la dedizione prestata verso questa tematica, cercando così di canalizzare in un unico soggetto sia le varie esperienze realizzatesi negli anni, che le singole iniziative portate avanti perlopiù da alcuni Coordinamenti regionali o provinciali per le politiche di parità della Uil. Questo non significa volerne limitare lo studio o delinearne un preciso e definito indirizzo.

Tutt’altro. Essendo fortemente convinti che i diritti per affermarsi non possono escludersi a vicenda, fra gli impegni assunti dal Coordinamenti Diritti vi è quello di soffermarsi nell’analisi comprendendo tutte le «categorie» ricomprese nella direttiva menzionata. Questo servirà non solo per permettere che le diverse figure contemplate dalla normativa di riferimento possano trovare rispondenza e inclusione, ma anche per consentire una conoscenza completa dei contesti e delle tematiche che ci si pone di approfondire, anche attraverso strutturali comparazioni. In questo secondo caso, differentemente dalla duplice funzione svolta per l’ambito evidenziato precedentemente, i confini si limitano al solo perimetro di analisi.

Ciò non toglie che il Coordinamento Diritti possa interagire e collaborare con altre strutture della Uil che, per competenza, si occupano delle altre «categorie» previste dalla direttiva antidiscriminatoria europea. Quando, infatti, utilizziamo la dizione di politiche (al plurale) anziché politica (al singolare) per le pari opportunità, lo facciamo con cognizione di causa, riferendoci a tutte le differenti situazioni che attraversano il variegato e multiforme contesto sociale, con l’intento di promuovere appropriati interventi per prevenire e contrastare tutte le disuguaglianze e i fenomeni di intolleranza, attraverso la definizione di proposte e progetti volti a porre in essere una politica inclusiva rispettosa delle differenze.


Nel contesto della complessiva azione sindacale della Uil, al Coordinamento Diritti è affidato il duplice compito di:

a) essere punto di osservazione e studio (per mezzo di un proprio interno Osservatorio sulle politiche di diversity) sulle argomentazioni e problematiche afferenti le discriminazioni dirette e indirette che ancora persistono nel nostro paese, nonché strumento di testimonianza e di proposta per dare voce e visibilità a coloro che sui luoghi di lavoro vivono situazioni di emarginazione e/o esclusione;

b) promuovere e affermare i princìpi del dialogo interculturale, del pieno riconoscimento sociale e legale dell’uguaglianza dei diritti di tutti gli individui e delle parità in tutti gli ambiti di vita;

c) sollecitare la realizzazione di politiche volte alle «azioni positive», per consentire pari opportunità nel lavoro, nella vita e nello studio;

d) garantire la pari dignità di ogni persona, anche in relazione ai diritti civili e umani, impegnandosi contro ogni forma di discriminazione e sopruso, in particolare per quelle rivolte all’orientamento sessuale, all’identità ed espressione di genere;

e) promuovere una maggiore consapevolezza sul tema dei diritti civili, anche all’interno dell’Organizzazione Uil in tutti i livelli e in tutte le realtà categoriali, regionali e territoriali;

f) impegnarsi per la piena realizzazione e visibilità di ogni persona nel rispetto della sua identità e personalità, contro il razzismo, la xenofobia, l’esclusione sociale dei gruppi più vulnerabili;

g) contribuire a diffondere la «cultura delle differenze» e il «rispetto delle diversità» sia negli ambienti di lavoro che nei momenti di vita sociale, favorendo la realizzazione e il rafforzamento di progetti tesi a favorire lo sviluppo culturale, sociale e umano;

h) analizzare gli interventi da predisporre per contrastare i fenomeni di intolleranza, stesura di progetti e proposte per porre in essere una politica inclusiva rispettosa delle differenze;

i) concorrere alla definizione delle politiche sindacali da parte dell’Organizzazione, affinché queste siano sempre declinate in un’ottica di valorizzazione e tutela di tutte le diversità e per il superamento del pregiudizio;

j) intraprendere un dialogo con le associazioni, i sindacati, le forze sociali e i movimenti al fine di rafforzare la sinergia contro le discriminazioni, permettendo così occasioni di confronto sui temi dei diritti umani, civili e delle libertà individuali;

k) promuovere iniziative e/o manifestazioni pubbliche (seminari, convegni, dibattiti), campagne di sensibilizzazione (anche attraverso l’intervento sui mass media o con l’attivazione di propri strumenti informativi), azioni di solidarietà e sostegno per sviluppare la conoscenza delle questioni afferenti la difesa dei diritti;

l) prestare particolare attenzione alle attività culturali nel campo dell’informazione e della comunicazione, delle università e della ricerca, promuovendo anche la pubblicazione di opuscoli, libri, newsletter (ad esclusione di quotidiani);

m) svolgere attività di studio e ricerca sulle tematiche antidiscriminatorie e sulle politiche di diversity management, offrendo alle strutture preposte la propria collaborazione per le attività formative e di approfondimento e/o aggiornamento;

n) partecipare ad iniziative a livello europeo e internazionale per ampliare i diritti umani e civili, con particolare riferimento per quelli delle persone LGBT.